Intervista ad Alessandro Sambini

Fotografia

Il mio rapporto con la fotografia è vincolato a una domanda alla quale ancora non vorrei dare una risposta: devo produrre altre immagini? Negli anni nella fotografia ho ricercato il bello, il giusto, il sensato, anche se la maggior parte delle volte ogni mio esperimento visuale ha avuto più a che fare con materiale prodotto da altri che da me stesso. Le mie immagini, sostenute da performance collettive, sono finite per essere un corredo a qualcosa che assomiglia a una giostra tematica su cui fare un giro. Come il famoso Bruco-Mela, che parla del viaggio di un bruco all’interno di una mela. Lo puoi accompagnare nel suo percorso essendo tu stesso parte del bruco (potendoti sedere all’interno). Allo stesso modo le mie performance affrontano tematiche di vario genere e offrono allo spettatore la possibilità di farsi un giro prendendo parte alla performance stessa.

Riferimenti (arte, letteratura, musica, altro)

I miei riferimenti principali sono la storia della fotografia italiana, luogo al quale sento di appartenere più di altri, un’importante dose di televisione privata italiana, questioni legate all’intelligenza artificiale e Rancière. Ultimamente la realtà virtuale, TikTok, Amici Di Maria De Filippi e The Economist.

Metodologia di ricerca

Parto sempre da un interesse verso una tematica che nel tempo sedimenta fino a quando trovo un elemento catalizzatore che lo “accende” definitivamente. Mentre questo interesse sedimenta esso si nutre di letture fortuite (saggi e insegne luminose), nuove esperienze, amori ed esperimenti. L’elemento catalizzatore è una commissione artistica, un bando o una chiamata epifanica del tipo “c’è un medico in sala?”

Contaminazioni

Credo di essermi contaminato dalla testa ai piedi e da molteplici e disparate influenze.

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