Intervista a Jacopo Valentini

Fotografia

Mi sono avvicinato all’utilizzo del mezzo fotografico da molto giovane, ma in maniera del tutto inconsapevole. Il mio percorso di studi ha comunque sempre incluso la macchina fotografica all’interno del suo svolgimento (Accademia di Architettura di Mendrisio / Master in Photography IUAV). Quando, ottenuta la laurea magistrale in architettura, decisi di intraprendere una carriera orientata alle arti visive, il medium più adatto mi era sembrato precisamente quello fotografico, questa è la principale ragione per cui adesso è la pratica che maggiormente utilizzo, inoltre per la ricerca artistica che porto avanti è altamente soddisfacente. Credo però che esso sia stato più che sufficiente sino a qualche tempo fa, quando ho cominciato a riflettere sull’utilizzo di altre tecniche come la scultura, ho fatto questo passaggio unicamente per una ragione di necessità progettuale. La fotografia rimane comunque la pratica di indagine principale nella mia ricerca, ma in alcuni momenti sento il bisogno di accostare altro ad essa.

Riferimenti

Mi rivolgo spesso al passato ed al contemporaneo, non necessariamente le references su cui mi concentro appartengono ad un tempo trascorso lontanamente e completamente.

L’oggetto libro, sia fotografico che scritto, ha per me un valore fondamentale. Ritengo che la lettura fornisca al progetto aspetti fondamentali per la sua realizzazione. Ultimamente sto leggo molto John Berger, Jorge Luis Borges ed Ermanno Cavazzoni. Leggo anche diversi saggi in cui trovo snodi fondamentali per proseguire nei miei progetti.

Per quanto riguarda la categoria arti visive, come per tutte le altre, non ho un elenco fisso, bensì mutevole, ma con alcuni punti fermi che al momento sono: Giovanni Bellini, Stefano Graziani, Bas Princen, Pero della Francesca, Fischli & Weiss, Giotto, Francesco Guardi, Stephen Shore, Beato Angelico, Lewis Baltz, On Kawara, Aldo Rossi, Beate Gütschow, Jean Fouquet, Pezo Von Ellrichshausen, Paul Strand, Sandro Botticelli, Franco Guerzoni, Luigi Ghirri, Jeff Wall, Giotto, Carl Andre, Perugino, Takashi Homma, Stephen Shore, OFFICE KGDVS, Raffaello e potrei continuare.

In cinematografia: Andrej Tarkovsky, Ingmar Bergman, Sebastián Lelio, Michelangelo Antonioni, Wes Anderson, Bernardo Bertolucci

Appositamente ho deciso di creare questo elenco disordinato, mai definitivo, e rimanere in superficie citando solo i nomi.

Metodologia di ricerca

Non mi muovo mai con la mia attrezzatura senza uno scopo preciso e premeditato. Non ho mai portato la macchina fotografica al collo. La mia pratica visiva ha luogo solo dopo un periodo, più o meno lungo (dipende dai casi) di ricerca in studio tramite libri, film, articoli, archivi, il web ed ovviamente altre ricerche artistiche. Studio a fondo prima di eseguire una fotografia od una serie di fotografie, che vanno poi a comporre un progetto. Ogni idea progettuale ha sempre una serie di analogie, più o meno intense, più o meno profonde, più o meno dirette.

Contaminazioni

La mia ricerca visiva è cominciata partendo dalla fotografia, ma non si è fermata solo ad essa, tutt’altro. Con il trascorrere degli eventi ho iniziato a sentire sempre più necessaria in me l’aggiunta di altre pratiche artistiche quali l’installazione e la scultura. Stampare ed appendere una fotografia al muro in molti casi non era per me più sufficiente. Pur rimanendo sempre la base da cui partire e, molte altre volte, il punti di arrivo, nella mia ricerca la fotografia necessità di altri accompagnamenti al fine di comprendere l’interezza del messaggio progettuale. Un esempio che mi sento di descrivere è quello riferito ad un mio progetto, iniziato nel 2018 ed ancora in fase di sviluppo, intitolato Vis Montium. Questa ricerca, che riflette sul dislocamento territoriale all’interno dell’immaginario comune, trova nella riproduzione scultorea un’altra via d’esecuzione dove tutti i componenti artistici sono necessari gli uni agli altri, anche se questo non significa che siano essi inscindibili.

 

 

 

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