Intervista a Jacopo Rinaldi

Fotografia

Definirei la mia pratica non tanto un lavoro di fotografia ma un lavoro sulla fotografia. Molti dei miei progetti riguardano l’immagine fotografica e vari processi di stampa e di riproduzione. Mi interessa mettere in discussione il confine tra diversi media e lavorare sulla fotografia tentando di mettere in discussione il suo statuto di documento.

Riferimenti (arte, letteratura, musica, altro)

Durante la scuola per lo più disegnavo: guardavo ai cataloghi sulla pittura italiana tra il XV e il XVI secolo e avevo capito che andare molto bene nelle materie artistiche mi permetteva di trascurare tutte le altre. Penso che con il disegno ho imparato a comprendere le cose attraverso le immagini (oltre a non capire tutto il resto).
Penso che la musica e il cinema siano stati i mezzi espressivi che hanno avuto l’impatto più forte durante l’adolescenza, anche più della letteratura. La musica e il cinema hanno formato anche il mio immaginario visivo: penso allo splendido design degli album dei Joy Division o dei New Order fatte da Peter Saville, o alle luci di Giuseppe Rotunno nei film di Fellini. Più che i romanzi direi che la saggistica è diventata importante nel mio lavoro a partire dal periodo universitario fino ad oggi.

Metodologia di ricerca

Cerco di fare della ricerca il centro del mia pratica. Molti dei miei lavori nascono leggendo articoli dai quotidiani. Ultimamente ho cercato di coinvolgere nel mio lavoro alcune delle fonti da cui avevo preso spunto. Per questo alcuni lavori si sono sviluppati al fianco di giornalisti, scrittori, ricercatori, storici, testimoni o avvocati. Penso che la ricerca sia diventata in questo modo una pratica centrale del mio lavoro. Questa dimensione investigativa è quella che vorrei sviluppare maggiormente nei miei lavori futuri.

Contaminazioni 

Come accennavo prima, molte volte mi è capitato di prendere spunto dall’ambito giornalistico, leggendo storie su quotidiani o riviste, o ascoltando dei podcast. Può capitare che un lavoro nasca da un libro letto, da uno scambio su Instagram, da una conversazione al bar o percorrendo la strada che mi porta a casa. Credo che nel mio lavoro sia molto importante l’architettura. Sia l’arredamento domestico che lo spazio urbano sono luoghi di contaminazioni in cui oggetti e storie molto diverse si incontrano per prossimità: dal graffito sul muro di una chiesa all’accostamento di due libri su uno scaffale.

 

 

 

 

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